martedì 30 luglio 2013

Danzando sulle nuvole parlanti - Intervista ad Elisabetta Barletta

Ospite di "Lasciate spazio ai sognatori...", la disegnatrice Elisabetta Barletta.

Così recita la sua biografia, estratta dal sito della Sergio Bonelli Editore:
http://www.sergiobonellieditore.it/news/elisabetta-barletta/9566/Elisabetta-Barletta.html

<<Nasce il 30 Luglio 1976 e, dopo essere cresciuta tra Basilicata, Calabria e Campania, recentemente si è stabilita a Ferrara.
Dopo la maturità scientifica si iscrive presso la Scuola internazionale di Comics di Roma, che frequenta per tre anni. L'esordio nei fumetti avviene nel 2001, collaborando con le  
Edizioni Orione con due albi della serie fantasy "Ares".
Tra il 2004 e il 2008, per l'Eura Editoriale, pubblica 7 albi di "John Doe" oltre a tenere a battesimo la nuova miniserie "Detective Dante" disegnandone il numero uno, più diverse storie brevi per "Skorpio" ed alcune copertine per la medesima rivista.
Nel 2005 vince il premio "Albertarelli", indetto dall'associazione Anafi, come giovane disegnatrice emergente.
Dopo aver lavorato per la miniserie "Cassidy", il 2012 la vede inserita nello staff di "Saguaro".>>

Salve Elisabetta e benvenuta a "Lasciate spazio ai sognatori..."

Per rompere il ghiaccio partiamo dalla tua penultima fatica pubblicata, il n° 6 di "Saguaro": Omicidio a Tucson (datato Novembre 2012). Puoi raccontarci qualche aneddoto sulla sua lavorazione? Ad esempio di chi è stata l'idea di inserire l'inside joke della mitica Generale Lee della serie TV "Hazzard"?





Al numero 6 si è appena aggiunto, appunto il numero 13, intitolato "Sentenza di morte", non ci sono particolari aneddoti da raccontare, se non la grande emozione di disegnare ambientazioni a me congeniali. Riguardo l'auto, è un caso.

Uno dei punti forti di "Saguaro", per quanto riguarda il versante grafico, è la perfetta resa dell'ambientazione temporale. Sfogliando le pagine disegnate da te e dai tuoi colleghi si respira pienamente l'aria degli anni '70. Per quanto ti riguarda, quali sono i tuoi riferimenti per la documentazione?
Provenendo da "Cassidy" ho ereditato del materiale, ma ovviamente ho dovuto integrare con tutta quella "nativa". Bruno (Enna, creatore del personaggio ndr) ha fornito un bel po' di materiale ed io, fortunatamente, in quanto appassionata di nativi americani, posseggo molti libri fotografici, anche se ormai internet è la principale fonte.
In più film e telefilm non possono mancare, la cui scelta dipende un po' dalla trama della sceneggiatura!

Rimanendo in tema anni '70, il tuo esordio in Bonelli è avvenuto con la miniserie di Pasquale Ruju "Cassidy", della quale hai disegnato 3 numeri sui 18 pubblicati. Qual è stato l'iter che ti ha portata in via Buonarroti e che bilancio puoi tracciare oggi di quell'esperienza?



Come tutti in passato feci delle prove, le prime per "Caravan" e "Demian", ma solo "Cassidy" ha dato il via alla collaborazione in Bonelli; devo ringraziare fondamentalmente Pasquale, che ha sempre apprezzato il mio stile.
L'esperienza è stata emozionante e carica di ansia allo stesso tempo perché, tanto per iniziare, mi affidarono il numero 2... fortunatamente l'incoraggiamento di Pasquale e le rassicurazioni della redazione mi hanno aiutata durante la lavorazione.

Continuando il viaggio a ritroso nella tua carriera, la notorietà presso il grande pubblico del fumetto popolare italiano è arrivata, correggimi se sbaglio, con il personaggio che, negli anni 2000, ha destabilizzato lo stesso mondo del fumetto, portando alla ribalta nuovi stili, nuovi approcci narrativi e, soprattutto nuovi talenti: "John Doe". Un tuo pensiero su quel periodo?


John Doe ha rappresentato il periodo della mia formazione professionale. Emotivamente è stato divertente lavorarci ed è stato molto entusiasmante partecipare attivamente alla crescita ed al successo del personaggio.
Professionalmente gli devo molto, i tempi stretti di lavorazione mi hanno permesso di sfornare ben 7 albi ed il tempo è quasi volato.

Successivamente la premiata ditta Bartoli/Recchioni creò un nuovo personaggio, all'apparenza più inquadrato in un determinato genere: "Detective Dante". Che hai tenuto a battesimo, disegnandone il numero 1. Quali furono gli onori e gli oneri di quell'incarico?



Indubbiamente tenere a battesimo un nuovo personaggio è un onore che capita a pochi e mi ritengo molto fortunata che abbiano scelto me. Per il resto, ovviamente è stata più faticosa la lavorazione perché siamo partiti da zero: dagli studi dei personaggi, delle ambientazioni e dalla ricerca di riferimenti... Nel complesso un'ottima opportunità di crescita.

Quando è nata la passione per i fumetti? E com'è nata l'idea di farne una professione?
La passione risale a quando ero molto piccola, ai tempi del "Corriere dei piccoli" e "Il Giornalino", ma ho definitivamente deciso agli ultimi anni del liceo scientifico... iscrivendomi subito dopo la maturità alla Scuola Internazionale di Comics di Roma.

Come hai mosso i primi passi della carriera nel campo dei comics nostrani?
Suppongo come tutti, aggirandomi per le fiere con il book sotto il braccio.

Come si svolge una tipica giornata di lavoro di Elisabetta Barletta? Che tecniche usi per disegnare?
Punto la sveglia, ma poi faccio di testa mia. Cerco in ogni caso di lavorare 6-8 ore al giorno. Tecnicamente sono ancora tradizionale nell'approccio, quindi: bozza su foglio a parte, matita pulita da tavolo luminoso e poi china con pennarelli vari.

Una tua collega dello staff di "Nathan Never", Valentina Romeo, firma i propri albi con lo pseudonimo di Val Romeo, per evitare preventivi giudizi negativi nati da uno stupido pregiudizio che un fumetto d'avventura (genere prepotentemente maschile) non possa essere disegnato da una donna. Non ti chiedo di entrare nel merito della questione dell'uso di uno pseudonimo ma, dalla tua esperienza, esiste questo pregiudizio misogino tra i lettori di fumetti o tra gli stessi addetti ai lavori?
Diciamo che poteva esistere questo pregiudizio, ma ormai ampiamente seppellito dalla montagna di tavole firmate al femminile.

Autumn, Meridiana, Kay. Hai sempre disegnato e disegni donne affascinanti, sensuali, dotate allo stesso tempo di una forte tempra caratteriale. E' questo un segno di una raggiunta emancipazione delle figure femminili nel fumetto d'avventura, non più ridotte a pin up da salvare o a perfide dark lady?
Mah, non saprei... credo che la "figura" della donna possa assumere tanti ruoli e non per questo non essere emancipata...

Come passi il tuo tempo libero? Da alcune foto che ho intravisto su facebook mi è parso di capire che sei una ballerina. Di cosa? 
Tango argentino... mi diverto molto!

Prossimi impegni lavorativi? C'è qualcos'altro che bolle in pentola, oltre a (presumo) "Saguaro"?
Al momento sono ferma su "Saguaro", sto lavorando ad una sceneggiatura di Luigi Mignacco!

E adesso, per concludere, le domande di rito alle quali si sottopongono tutti gli ospiti del blog.

Avendone la possibilità, quale personaggio al quale non hai mai lavorato, ti piacerebbe disegnare?
Mi sarebbe piaciuto "Napoleone" di Ambrosini! Attualmente Dylan (Dog, ndr) o "Dampyr".

Team up impossibili. Quali personaggi ti piacerebbe far incontrare (o scontrare) in una storia da te disegnata? 
Ahhhhh... facciamo tutti e solo personaggi femminili!

La fine del mondo si avvicina. Dobbiamo evacuare la terra. Puoi portare con te: un libro, un cd, un film e un fumetto. Quali? 
Libro: cent'anni di solitudine. Cd: una raccolta di Stevie Wonder. Film, il cartone "Lilo e Stitch". Fumetto, la serie "Scalped".

Sei una sognatrice? Se si, ammesso che non l'abbia già fatto, qual'è il sogno che vorresti realizzare?
Mi sento più una realizzatrice di sogni che una sognatrice ;)

Ringrazio Elisabetta Barletta per la cortese disponibilità, augurandogli un "in bocca al lupo" per il proseguimento della sua carriera.

Alla prossima

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