giovedì 20 giugno 2013

Segnali di fumo: Nathan Never n° 265 - Eroi nella polvere


Eroi nella polvere
Soggetto e sceneggiatura: Davide Rigamonti
Disegni: Rob Dakar Meli

Ali d'acciaio
Soggetto e sceneggiatura: Davide Barzi
Disegni: Ivan Fiorelli

Copertina: Sergio Giardo
Colorazione copertina: Gianmauro Cozzi
Prezzo di copertina: € 2,90
Giugno 2013
Sergio Bonelli Editore

Continua la nuova impostazione del nuovo corso neveriano con due storie in un solo albo.

Nella prima troviamo Nathan e Branko alle prese con un viaggio di ritorno dal territorio alla città est, dopo un indagine di routine.
Bloccati in una città (Dust) da una tempesta di sabbia, vivranno un'avventura in stile Mad Max o Ken il Guerriero.
La storia in se è senza infamia e senza lode. Si lascia leggere piacevolmente ma niente di più.
Non resterà certo negli annali della serie.
La parte migliore sono i disegni dell'esordiente Rob Dakar Meli, di stampo supereroistico (influenza che si nota maggiormente nelle pose delle scene di combattimento collettivo) pur rimanendo nel rispetto della gabbia bonelliana.

Disegnatore esordiente anche per la seconda storia, Ivan Fiorelli. Forse meno d'impatto e più classico nello stile ma non per questo meno bravo e dettagliato di Meli.
Un po' ripetitivo nei campi lunghi raffiguranti l'Alfa Building. In tutte le vignette è inquadrato il retro del palazzo.
Io ho una teoria in proposito. Intanto, evitando di inquadrare il relitto di Urania si risparmia tempo nel disegnare.
Poi il bruttissimo restyling dell'Alfa Building ad opera di Antonio Serra, con quelle inguardabili piattaforme crea non pochi problemi di prospettiva per i disegnatori. Tanto più se esordienti.
Anche lo sceneggiatore è un esordiente: Davide Barzi. Autore anche lui, come Rigamonti, di una storia dagli spunti interessanti ma dal risultato finale senza troppe pretese.

Quindi un albo che strappa la sufficienza grazie ai due nuovi disegnatori che hanno talento (da affinare, ovviamente) e potenziale da valorizzare.
Ma che lascia ancora dubbiosi con questa nuova formula delle due storie brevi ad albo di cui non si capisce il senso.
Gli spunti buoni ci sono, come ho detto, ma vengono castrati in nome della velocità e della superficialità.
E' forse questo lo scopo del nuovo corso neveriano?
Adattarsi alle frivolezze dei tempi odierni?


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