lunedì 7 gennaio 2013

La parola alla difesa - Intervista a Giorgio Salati


Ospite di “Lasciate spazio ai sognatori…” lo scrittore, sceneggiatore, musicista Giorgio Salati.


Recita la biografia estratta dal suo blog http://giorgiosalati.blogspot.it/

“Nato a Milano il 12/11/78, dopo corsi di scrittura e sceneggiatura (tra cui presso SCUOLA DEL FUMETTO con R.Secchi) e la pubblicazione di racconti, nel 2003 inizia a scrivere per TOPOLINO.
Successivamente arrivano le collaborazioni con altri fumetti e con laboratori di cabaret (ZELIG CLUB e MAX PISU).
Dal 2005 lavora per la SETTIMANA ENIGMISTICA.
Viene poi scelto per frequentare l’ACCADEMIA DISNEY, e si intensifica la sua produzione Disney, con storie pubblicate in tutto il mondo.
Dal 2009 scrive per Huntik Magazine (RAINBOW). Sue tavole disegnate da E.Tenderini e L.Russo, vengono pubblicate su Mono (ed. Tunuè). Saltuariamente conduce corsi di fumetto per le scuole.
Nel 2010 collabora con IL MISFATTO (Il Fatto Quotidiano). Dallo stesso anno lavora per FOCUS PICO, RENOIR COMICS (trad. di Atomic Robo), ed esordisce nell’animazione con PopPixie (Rainbow/RaiFiction/RedWhale).
Parallelamente, conduce un’attività di musicista a livello professionale. Attualmente in produzione: la miniserie LAW (Star Comics), la serie animata JULES VERNE (RaiFiction-LuxVide-RedWhale), la strip BOOKBUGS su PreTesti (rivista online di Telecom) insieme a D.Soffritti.”

Salve Giorgio e benvenuto.

Leggendo la tua biografia sei quello che si può definire un’artista a tutto tondo, sia per gli svariati campi in cui lavori, sia per i diversi generi che tratti all’interno di essi. Partiamo dalla fine, ovvero dal tuo ultimo lavoro che si avvia alla conclusione, la miniserie LAW (il lato oscuro della legge) edita dalla Star Comics, scritta e co creata in coppia con Davide G. Caci, con la collaborazione grafica di Fabiano Ambu. Ad un numero dalla fine qual è il bilancio di questa esperienza? Ci sono speranze per una seconda stagione?
Il bilancio è sicuramente positivo. Ci sono state diverse difficoltà, dovute soprattutto al fatto che né io né Davide avevamo mai lavorato a un fumetto di stampo “bonellide”. E qui non siamo nemmeno partiti con una storia di un personaggio già esistente, abbiamo proprio creato da zero una serie coi suoi personaggi! Rapportarci con i disegnatori, coi lettori, con le fiere, con i recensori, con gli occasionali commentatori sul web… E’ avvenuto tutto in una maniera completamente nuova rispetto a quanto ero abituato. Cercare di portare avanti una mole di lavoro del genere e promuovere la serie non è stato facile, spesso pur essendo professionisti ci siamo sentiti un po’ “allo sbaraglio”, ma ora che siamo in dirittura d’arrivo posso dire che ce l’abbiamo messa tutta e ce la siamo cavata.
Speranze per una seconda stagione: non ne ho idea. In teoria la mini-serie è conclusa. Sarà la casa editrice eventualmente a chiedercelo. Bisogna vedere quando sarà uscito l’ultimo numero da un po’ per poter fare un bilancio generale.



Gwen ha davvero ucciso suo marito? Hehehehe scherzo. LAW ha portato nel fumetto italiano un genere poco utilizzato (se si esclude la vecchia serie Balboa, edita dalla Play Press): il legal thriller (genere che personalmente amo tantissimo). Ogni numero ha rappresentato un crescendo di casi sempre più complicati per lo studio legale Cussler & Brandise e il ritmo della narrazione è stato sempre alto. Quanto è stato difficile decidere la regia di un genere che in TV basa tutto su primi piani e mezze figure?
Effettivamente non è stato facile. Da una parte abbiamo voluto imparare quello che le moderne serie tv ci avevano insegnato, soprattutto a livello di ritmo narrativo, di dinamiche tra i personaggi e di linguaggio. La narrazione più efficace, insieme raffinata e popolare, negli ultimi dieci anni è arrivata dalle serie tv ed è una cosa che non si può ignorare, se si vuole scrivere nel 2013. Dall’altra parte ci siamo imposti di non cercare di scimmiottare a livello di regia le serie tv. Sapevamo che in un genere molto parlato come il legal thriller il rischio di staticità era molto alto, quindi da subito abbiamo deciso di suggerire ai disegnatori inquadrature più dinamiche, di mettere qualche scena d’azione in più, qualche esterno in più, non ambientare tutto solo in tribunale, e mettere tanti flashback per movimentare le altrimenti troppo noiose sequenze processuali.


Il tam tam internettiano, la cassa di risonanza più immediata che ha sostituito la vecchia posta dei lettori è unanime nello stabilire il punto di forza di LAW nei personaggi e nel modo in cui essi interagiscono. Com’è stata la loro gestazione? Sono stati adattati alla storia o la storia si è adattata ad essi? (Per la serie è nato prima l’uovo o la gallina :P) )
E’ una domanda interessante, perché in questo caso è andata un po’ di pari passo. La prima stesura della “bibbia” di LAW, che inizialmente si chiamava “OBJECTION”, risale se non sbaglio addirittura al 2009. Davide ha cominciato delineando i primi personaggi: Gwen, Chris, Donnie, il procuratore Moore. Poi io ho aggiunto Rachel, Nat e Michelle e sono intervenuto su quelli già ideati da Davide. Da lì siamo andati avanti parallelamente tra personaggi e storia: volevamo che ogni personaggio avesse una caratterizzazione molto forte, decidendo anche tanti particolari che non avremmo messo nella serie ma che ci sarebbero serviti da “background”, per sapere come muoverli nelle varie circostanze. Però man mano che scrivevamo il “soggettone” della serie, ci rendevamo conto che volevamo che succedessero alcune cose che magari non si adattavano al tale personaggio, perciò a volte decidevamo di cambiare qualche particolare ad esempio del loro passato per giustificare un certo tipo di comportamento… Da notare il fatto che quando abbiamo finito la “bibbia”, oltre alle descrizioni e studi dei personaggi (disegnati da Ambu), c’era il soggetto completo del primo episodio, e degli altri episodi c’erano solo poche righe riguardo all’argomento che avrebbe trattato il caso di puntata, mentre avevamo messa molta più attenzione sulle dinamiche tra i personaggi. Dopo il primo soggetto di puntata ci siamo resi conto che eravamo effettivamente in grado di scrivere un legal thriller, e abbiamo preferito abbozzare giusto qualche idea per le successive puntate, però tutto ciò che succedeva tra i personaggi (alcune cose che ancora dovete leggere sull’ultimo numero) volevamo che fossero già stabilite prima di partire con la serie. Infatti devo dire che a livello di linee orizzontali (cioè le linee di “continuity” che non si fermano a una puntata ma proseguono lungo tutta la serie) non abbiamo cambiato moltissimo da quella bibbia del 2009. Insomma, prima ancora di scrivere la prima parola di sceneggiatura sapevamo già che negli ultimi due episodi Gwen sarebbe stata processata per omicidio.


Il tuo esordio nel campo fumettistico mainstream è stato col botto:TOPOLINO. Come sei arrivato a scrivere per una delle testate più importanti del panorama italiano? E com’è stato l’approccio con i personaggi Disney, icone mondiali del firmamento fantastico?


E’ cominciato tutto col fatto che nel 2001 ho frequentato la Scuola del Fumetto. In realtà all’epoca ero più indirizzato su Bonelli. Pur essendo cresciuto con Disney e avendolo nel sangue, era un bel po’ che non leggevo Topolino. Il mio insegnante, Riccardo Secchi (ora collega e amico), mi disse che ero particolarmente adatto ai dialoghi brillanti, e che valeva la pena di tentare in Disney, così mi diede un indirizzo email a cui spedire i miei lavori. Così feci: mandai oltre al mio curriculum qualcosa come dieci lavori tra soggetti e sceneggiature. Ci avevo lavorato diversi mesi. L’editor mi volle vedere. Quando fummo faccia a faccia mi disse che sì, ero adatto a scrivere per Topolino. Ora mi mancava solo di scrivere una storia che andasse bene. Mesi di lavoro buttati in un attimo! Ma la caparbietà ebbe la meglio sulla depressione e mi rimisi al lavoro. Mandai altri lavori e questa volta venni preso! Era l’agosto del 2003, ed ero felice come una pasqua. La mia prima storia s’intitolava “Paperina alla riconquista di Paperino”.
Mi chiedi dell’approccio… E’ un argomento di cui si potrebbe parlare per ore. Devo dire che l’approccio non è stato molto difficile. Io ho sempre amato tantissimo i fumetti Disney, soprattutto Barks, Gottfredson, Walsh, Scarpa, Pezzin, Cimino, e più recentemente Faraci, Bruno Enna, Faccini. E’ quasi come se avessi nel dna il mondo Disney, e penso di non averci messo molto a entrare in sintonia. All’inizio ho fatto molta fatica col personaggio di Topolino, che è un po’ “delicato”: visto da molti lettori come “antipatico”, è in realtà un personaggio fantastico che va usato e non abusato. Pensavo di non essere capace di scrivere storie con Topolino personaggio, né di scrivere gialli, poi durante il master presso l’Accademia Disney, che ho frequentato nel 2005, ho imparato a fare anche quello, tentando e ritentando, sostenuto anche dagli insegnanti. Se so scrivere storie di detection (e in questo rientra anche LAW) oggi lo devo in buona parte all’Accademia Disney!










Qual è la storia a fumetti che hai scritto della quale ti ritieni più soddisfatto? E quale, per contro, rifaresti o modificheresti in base alla tua sensibilità attuale?


Domanda molto difficile. La mia storia Disney più apprezzata dal pubblico è senz’altro “Paperinik e l’amore nell’oblio”. Un’altra di cui vado fiero è “Paperone in fuga dal Natale”, disegnata da Cavazzano, che mi ha fatto tante volte i complimenti. Capirai che per me Cavazzano è un dio del fumetto: avere delle storie disegnate da lui è un sogno che si avvera, ricevere da lui tanti complimenti per una storia è una cosa che non mi sarei mai nemmeno sognato. Altra storia a cui tengo molto è la recente “Roxanne”, il quarto episodio di LAW. Si tratta del primo “bonellide” scritto interamente da me, soggetto e sceneggiatura (gli altri episodi li ho scritti sempre a quattro mani con Davide), e ci sono dentro delle tematiche che mi stanno molto a cuore. L’introspezione psicologica, l’adolescenza, l’amore e il sesso, il bullismo… Ci ho messo tanto di mio in quella storia.


Dal fumetto umoristico al cabaret il passo non mi sembra così breve. Il comico o il cabarettista devono brillare davanti al pubblico, fulminare con le proprie battute. Ma, immagino che dietro ci sia un processo di scrittura forse più difficile di un racconto a fumetti che può contare su ampi spazi e tempi decisamente diversi. Mi sbaglio?
E’ semplicemente una scrittura molto diversa. Chi sa scrivere storie non è detto che sappia scrivere cabaret, ma a maggior ragione è vero il contrario, chi sa scrivere cabaret non è detto che sappia scrivere delle storie ampie e articolate, per cui bisogna avere molto chiara la struttura narrativa. Personalmente non credo di aver brillato come autore di cabaret, anche se qualcosa di carino penso di averlo fatto. Abbandonai nel 2005 proprio per dedicarmi al master in Accademia Disney, che non mi lasciava tempo per fare altro, ed è una scelta di cui sono contentissimo tuttora. Non sarei quello che sono ora senza quella decisione. Non escludo però in futuro di non riprovare qualcosa in quel mondo… Attualmente ho troppi progetti in ballo per pensarci.


Chiudiamo il cerchio con la tua carriera di musicista. Confesso di averti conosciuto come sceneggiatore di fumetti grazie a LAW, ignoravo completamente tutto il tuo curriculum. Compreso quello di musicista, appunto. Presentati ad un neofita come me. Canti e/o suoni uno strumento?
Sì, sono cantante e chitarrista. A dire il vero ho iniziato prima come musicista che come scrittore. La musica per me è come l’aria, non potrei farne a meno. Suono e ho suonato in molte formazioni, principalmente rock. Dai pezzi originali alle cover ai tributi all’acustico… Un po’ di tutto. Attualmente sto portando in giro il mio progetto solista Joe Sal. Comunque la musica del booktrailer di LAW l’ho composta io!


Restando in tema musicale. Parliamo di quella che amo definire “dieta musicale”. Ascoltando quale musica è cresciuto Giorgio Salati? E oggi cosa ascolti?
Per tutta l’adolescenza il mio gruppo preferitissimissimo sono stati gli Aerosmith. Secondi in linea, direi Led Zeppelin, Iron Maiden e Litfiba. Ho ascoltato tanto hard rock e metal di tutti i tipi. AC/DC, Black Sabbath, Deep Purple, Kiss, Megadeth, Pantera, Dream Theater, perfino Manowar… Poi però crescendo ho ampliato i miei orizzonti, ascoltando altre cose, dall’alternative al prog al soul… 
Raramente dopo la “sbornia” adolescenziale mi sono fissato su una band, è capitato spesso invece che mi fissassi per un certo periodo su UN album che ho divorato: “Abbey Road” dei Beatles, “Grace” di Jeff Buckley, “Euphoria Morning” di Chris Cornell, “1978” degli AREA, “Innervisions” di Stevie Wonder, “Gratitude” degli Earth Wind and Fire, “Angel Dust” dei Faith No More, “Aladdinsane” di David Bowie, “Aqualung” dei Jethro Tull, “Jesus Christ Superstar”, “Live at Leeds” degli Who…
Una delle mie band preferite di sempre però sono i Free, band inglese poco conosciuta ma che ha sfornato dei capolavori incredibili. Devo dire che il mio periodo di riferimento resta forse quello di Woodstock… diciamo dal 1967 al 1977.


Internet. Il villaggio globale. Gestisci un blog, hai degli account facebook e twitter ecc….Qual’è il tuo rapporto con la rete e come vedi il futuro della musica e del fumetto con il proliferare di essa?
Il mio rapporto con la rete è altalenante. Da una parte mi piace sfruttare i vari mezzi che la rete ci mette a disposizione, dall’altra parte cerco di mantenere sempre una certa “distanza” emotiva, perché credo che la tecnologia sia un’arma a doppio taglio. Cerco quindi di usare i vari social media in maniera auto-promozionale, e mi ci diverto molto (su Twitter scrivo un sacco di caz… battute intelligenti), d’altra parte cerco di non usarli troppo a fini personali e non permettere che internet invada la mia sfera privata. Un altro rischio della rete è quello legato al falso mito della “democrazia” mediatica, per cui tutti hanno diritto a dire tutto. Quindi poi vedi autori di calibro che si mettono a litigare col singolo lettore per una critica. Io questo cerco di evitarlo: mi piace interagire con le singole persone che fruiscono dei miei lavori, ma cerco di evitare di entrare in polemica, andare sui forum, prendermela per le critiche, eccetera. Uno può anche pensare che me la tiro, ma è una questione di pura sopravvivenza. Se ti metti a discutere con ogni lettore o recensore hai perso lo sguardo obiettivo sull’intera platea per cui stai scrivendo le tue opere. A ognuno il suo mestiere. Il mio è di scrivere, il vostro di leggere eheh!

Progetti futuri a breve/medio termine?A cosa stai lavorando ora?

Attualmente sto lavorando a nuove storie Disney, alla traduzione del prossimo volume di Atomic Robo, più diversi altri progetti, alcuni dei quali di una certa importanza, di cui al momento non posso parlare ma su cui vi terrò aggiornati!

Domande di rito per tutti gli ospiti del mio blog.

Avendo la possibilità, quale personaggio al quale non hai mai lavorato, ti piacerebbe scrivere?
Ce ne sono tantissimi… Mi sono sempre piaciuti quasi tutti i personaggi Bonelli. In particolare Mister No, che da ragazzino era il mio Bonelli preferito, ma avendo chiuso ovviamente non sarà possibile. Ho sempre amato anche Lupo Alberto e Cattivik. Uno inarrivabile: Asterix!


Team Up impossibili. Quali personaggi ti piacerebbe far incontrare (o scontrare) in una storia scritta da te?
Dylan Dog e Topolino. Rat-Man e Pikappa (questo no, può farlo solo Ortolani). I personaggi di LAW e i Bonelli ambientati nell’attualità come Julia, Dylan Dog, Martin Mystère!




La fine del mondo si avvicina. Dobbiamo evacuare la terra. Puoi portare con te un libro, un film, un cd e un fumetto. Quali?
Mi uccidi a farmi portare così poca roba! Uhm… L’Amleto, Otto e mezzo, Abbey Road e Watchmen. Ho detto i primi che mi sono venuti in mente, senza pensarci, se no faccio una lista di 50 per ogni categoria.


Sei un sognatore? Se si, ammesso che non l’abbia già fatto, qual è il sogno che vorresti realizzare?
Se sono un sognatore? Uhm… Hai in mente Calvin, di Calvin & Hobbes? Ecco. Da bambino mi dicevano che avevo la testa tra le nuvole, oggi non me lo dicono solo perché avere la testa tra le nuvole è ciò che mi paga le bollette. Di sogni da realizzare ne ho un sacco, alcuni ne ho realizzati, altri non li realizzerò mai, altri ancora forse sì. Uno dei miei sogni è realizzare un musical. Scriverne storia, musica, e magari cantarlo pure!

Ringrazio Giorgio Salati per la cortese disponibilità, augurandogli un “in bocca al lupo” per il proseguimento della sua carriera. 

Grazie Giovanni per l’intervista, per le domande interessanti e un saluto ai tuoi lettori!

Alla prossima.

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